Ingredienti:
– 4 cl rum bianco
– 3 cl succo di lime
– 6 ramoscelli di menta
– 2 cucchiai di zucchero di canna bianco

Preparazione:
Il Mojito è uno dei tantissimi cocktail che si preparano con la tecnica build. Versare il lime spremuto all’interno del bicchiere precedentemente raffreddato e con l’aiuto di un bar Spoon unite lo zucchero di canna bianco, mescolando finché non sarà sciolto. Aggiungere le foglie di menta, schiacciandole tra le mani per estrarre il profumo. Mettere nel bicchiere ghiaccio a sufficienza poi versare rum e soda. Mescolare bene il tutto sempre con l’aiuto del bar Spoon e servire. Chi vuole può guarnire all’ultimo il bicchiere con spicchi di lime, ghiaccio tritato è un rametto di menta. Che sia chiaro non si pesta.

Cenni storici:
L’origine del mojito rimane piuttosto controversa : viene spesso narrato che un cocktail simile al moijto fu inventato dal famoso pirata inglese Sir Francis Drake (El Draque) nel XVI Secolo. Quella versione era preparata con aguardiente (rum non invecchiato) di bassa qualità, succo di lime, acqua, zucchero raffinato bianco di canna e una specie locale di menta, la hierbabuena. Nella metà del 1800 pare che la società Bacardi abbia dato un impulso di popolarità alla bevanda, che comunque raggiungerà la sua definitiva popolarità solo nel XX secolo.
Anche sulla versione moderna del mojito non pare esistere certezza assoluta su chi lo ha proposto per primo, anche se i nomi solitamente più pronunciati sono quelli di barman della Bodeguita del Medio, Attilio De La Fuente, oppure Angel Martinez, che effettivamente rilevò il locale nel 1942, all’apice della sua notorietà per essere frequentato da noti personaggi.
Contrariamente a quanto ritenuto comunemente, è tuttavia falso che Ernest Hemingway fosse un noto consumatore della bevanda: la frase a lui attribuita, scritta anche nel locale “My mojito in La Bodeguita, My daiquiri in El Floridita”,
Sembrerebbe falsa , visto che si dice che il cartello spuntò dopo la rivoluzione di Castro del 1959 proprio per incrementare il giro d’affari e attrarre i turisti. In effetti dove potevano trovare uno sponsor migliore di Hemingway? Scelta di marketing perfetta. Anzi qualcuno avanza l’ipotesi che lo scrittore in quel locale non c’è nemmeno mai entrato. Ipotesi confortata dal fatto che la mancanza di un Mojito senza zucchero prova che il legame di Hemingway (afflitto dal diabete) con questo drink potrebbe essere una pura invenzione.
Esistono diverse teorie anche riguardo l’origine del termine “Mojito”. Secondo alcuni, esso sarebbe legato al “mojo”, un condimento tipico della cucina cubana a base di aglio e agrumi, usato per marinare. Un’altra teoria lo lega alla traduzione della parola spagnola mojadito, che significa “umido”. Un’ultima ipotesi, considerata comunque la meno attendibile, fa risalire l’etimologia della parola al termine vudú mojo, che significa “incantesimo”.

Curiosità:
Esistono molte varianti :
• Mojitaly è un cocktail simile al mojito, ma con il Fernet alla menta al posto del rum.
• Genepyto, abbastanza di tendenza sulla Alpi Occidentali, fatto sostituendo il Rhum con il Genepy Bianco.
• Virgin mojito e’ la versione analcolica del mojito, in cui il rum viene sostituito generalmente dalla gassosa (sprite o seven-up) o dal ginger-ale; in alcuni casi anche dalla lemonsoda
• Black mojito è una versione molto originale, in questo caso si aggiunge del liquore alla liquirizia che, oltre a donare un tipico colore nero al drink, fa si che il sapore della liquirizia si sposi con quelli del lime, dello zucchero e della meta.
• Dark mojito, molto simile all’originale, la base alcolica è determinata da rum scuro anziché ambrato.
• Mojito Fidel, versione “pittoresca” dell’originale mojito in cui la soda è sostituita dalla birra, meglio se chiara.